Una delle prime forme di controllo del territorio furono le torri, prima in legno, poi man mano più perfezionate, in pietra e manufatti vari. Loro scopo principale era l’osservazione di movimenti di nemici in avvicinamento, la segnalazione di incendi boschivi,la trasmissione di informazioni da un punto del territorio ad un altro, spesso distante parecchi chilometri.Ma le torri sono strate utilizzate anche per l’osservazione delle costellazioni, in un primo tentativo dell’uomo di avviarsi alla conquista dello spazio e di innalzarsi verso il trascendente. Abbandonate pian piano le loro primarie funzioni, sono rimaste simulacro e testimoni di autorità e del potere di alcune casate, simboli, nei migliori dei casi, di identità comunali.Tutto il territorio ne è costellato.Dalle torri “saracene”, o cosiddette “cavallare”, a difesa delle nostre coste, alle superbe erette in età comunale, ogni paese ne possiede una,quando non accade, come nel tipico esempio di San Gimignano o di Pavia, che ve ne sia una in ogni rione.Quale utilizzo proporre oggi, che non sia la semplice piccionaia o lo sterile marchio di antiche velleità? Audacemente vorremmo stimolare enti di ricerca, associazioni ambientali, enti di protezione civile, ad una sfida.Riproporre un ruolo attivo per le torri significa una duplice ricaduta su tutta la comunità nazionale. Ricreare dei ruoli, renderle partecipi ancora delle nuove esigenze, farle protagoniste nella ricerca della qualità della vita, utilizzarle per monitorare il territorio ponendovi quelle strumentazioni che oggi la scienza ci offre. Apparecchiature elettroniche che non ledano le strutture e sismografi posti sulle sommità delle torri potrebbero sicuramente fornire letture ottimali per la misurazione dell’aria, delle piogge, delle particelle radioattive.Trasformare questi ruderi in fari di conoscenza e elementi vivi significherebbe ridare vita a tutto un patrimonio in decadenza. La torre del Castello di Massazza, equidistante da Torino, Milano e Genova, sulla statale 230, è a disposizione di tutti coloro che credono in questa piccola sfida. Salvare il territorio, salvare un bene culturale. Questa Tore domina gran parte della Pianura Padana del nord-ovest. Vi si scorge il Monferrato, le colline dell’Oltrepò Pavese, l’Arco Alpino, dalle Alpi Marittime alle Prealpi bergamasche. Dal 1977 la proprietà, custode del bene storico, cerca di salvaguardarne la vita: ora è venuto il tempo di cercarle un lavoro.


